No, il film di Super Mario Bros non è brutto quanto gli americani vorrebbero farci credere

Le prime recensioni di Super Mario Bros. Il film sono davvero, davvero pessime. La critica e i giornalisti d’Oltreoceano hanno sentenziato che la pellicola è brutta, insufficiente, insalvabile, pessima. Qualcuno si è spinto a dire che l’adattamento animato di Illumination Entertainment sia addirittura peggiore di quello che è considerato uno dei peggiori titoli di sempre: lo scultissimo Super Mario Bros. live action del 1993 con Bob Hoskins nei panni di Mario. Era più inventivo, si dice. Di un film, nota bene, che fino a ieri era considerato “il peggior adattamento mai girato per il cinema”. Alzo gli occhi al cielo.

Cosa ha mai combinato dunque questo film animato per meritarsi l’infelice paragone e recensioni davvero impietose?Difficile a dirsi, a meno che all’anticipata stampa italiana sia arrivata una versione differente del film, con un montaggio alternativo. A parere di chi scrive infatti Super Mario Bros. Il film è riuscito, gradevole da vedere e senza difetti così macroscopici. Un usato sicuro, certo, ma che fa una scelta precisa e demodé nel suo adattamento, probabilmente figlia della collaborazione con il team giapponese di Nintendo.Gallery

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Dal videogioco al film: come è stato adattato Super Mario

Una aspetto che accomuna il Super Mario Bros. del 2023 e quello di 30 anni prima è l’avvio della storia. Mario e Luigi infatti in questa nuova versione della storia vivono nel nostro mondo e sono due giovani idraulici italoamericani che risiedono e lavorano a Brooklyn.

Tartassati e presi in giro per le loro origini e la loro corporatura, i fratelli decidono di mettersi in proprio. Mario e Luigi realizzano quindi uno spot spassoso in cui si fanno appunto chiamare i Super Mario Bros. e promettono di “prosciugare i problemi idraulici, ma non il portafoglio”. La famiglia però non apprezza lo spirito imprenditoriale di Mario e il suo aver coinvolto anche il fratello.

Una notte i due scoprono uno strano tubo verde nelle viscere delle fognature di Brooklyn. Come prevedibile, vengono risucchiati al suo interno. Il pauroso Luigi viene catapultato nel mondo dell’oscurità mentre Mario finisce nel regno di fughi. Deciso a salvare il fratello, Mario si allea con la Principessa Peach per salvare Luigi e i Todd dal perfido Bowser, la tartaruga più potente dell’universo.

Segue esplorazione dei vari mondi, scoperta dei potenziamenti e allenamento per imparare i rudimenti del gioco, pardon, del mondo di Peach. Si prosegue poi con la sfida nell’arena con il giovane Donkey Kong e si conclude con il grande scontro finale con Bowser.

Il processo di adattamento scelto da Illumination Entertainment e Nintendo dunque punta a replicare i capisaldi di qualsiasi avventura di Mario, modernizzandoli laddove necessario. La pellicola di fatto è un compendio delle decine di giochi di Mario visti negli anni: dalle avventure classiche in 8-bit alla saga di Mario Kart, con la prevedibile pioggia di occhiolini, citazioni e easter egg per gli appassionati.

Una scelta importante, forse quella cruciale, operata dagli sceneggiatori è quella di realizzare un film senza tempo, un classico. Super Mario Bros. in questo senso è più vicino ai classici animati in 2D dalla Disney degli anni ‘80 che agli altri film dello studio dei Minions e di Cattivissimo Me.

Super Mario quindi evita accuratamente riferimenti metatestuali al di fuori del suo franchise, battutine riferite all’attualità o alla cultura pop contemporanea. È una scelta che in pochi fanno nel 2023, ma che per un film dedicato a Mario e Luigi è assolutamente vincente. Nulla invecchia più velocemente dei riferimenti all’attualità: avete provato a rivedere Sing di recente? È uscito nel 2016 ma alcuni passaggi, per chi non ha buona memoria di gossip e trend, sono già incomprensibili.

L’impressione che deriva da Super Mario è che Nintendo abbia avuto voce in capitolo e abbia chiesto e ottenuto un film che riflette nella sua trama l’essenza stessa di Mario. La storia di Super Mario è sempre stata essenziale, ai limiti dello scarno: il punto è il divertimento, il senso di meraviglia ed escapismo nel esplorare i vari mondi in cui Mario si muove. Super Mario punta proprio a fare questo.

Cosa funziona e cosa no in Super Mario Bros. Il film

Analizziamo quindi le principali critiche mosse dalla stampa statunitense al film, per capire cosa sta in piedi e cosa no. In molte recensioni si fa riferimento al fatto che la pellicola funziona come un gigantesco spot per Super Mario e i suoi videogiochi, non espandendone la storia ma ripercorrendola, per così dire, rimanendo un film che fa della sua semplicità la sua forza.

La trovo una critica ricolma di pregiudizio perché si sarebbe dovuta muovere per qualsiasi altro film, animato o no, che ha fatto lo stesso con virtualmente ogni elemento della cultura pop anni ‘80 e ‘90. Che il punto di questi film sia – anche – di rinverdire l’attenzione su un prodotto (sia esso un libro, un videogioco, un gioco da tavolo, un film o una serie) è evidente. Posto che Mario non sembra passarsela troppo male nel comparto videoludico ma non è un po’ tardi per tirare fuori quest’obiezione, alla luce di un ventennio di continui tentativi in questo senso?

Nella realtà cinematografica dei fatti poi Mario, puntando su una storia immediata e guidando il suo pubblico tra i vari mondi senza una pervasiva auto-ironia metatestuale che negli anni si è fatta da onnipresente ad attivamente fastidiosa, è assolutamente fruibile anche a chi non abbia mai preso in mano un joystick o un joycon.

Chi ha sceneggiato il film ha fatto la precisa scelta di rendere la storia di Mario accessibile a tutti, piccini e non videogiocatori inclusi, puntando sulla forza delle musiche del videogioco in versione orchestrale, sull’immaginario visivo sempre sorprendente dei panorami dei vari mondi, sul carisma di personaggi che, da sempre, sono caratterizzati da poche, distinte caratteristiche.

C’è chi ha parlato d’animazione di serie B. Anche qui: non scopriamo oggi che Illumination Entertainment non si muove sui livelli di Pixar e DreamWorks. Super Mario, dal punto di vista tecnico, non è nemmeno lontanamente il film peggiore che abbiano mai animato.

Personalmente trovo che Super Mario abbia principalmente tre difetti, nessuno dei quali così grave da pregiudicare la visione. Il primo è che il suo tentativo di modernizzare gli aspetti più datati della storia si appoggia a peso morto a stereotipi contemporanei banalissimi e altrettanto superficiali. Peach nel 2023 non può essere più solo una principessa di rosa vestita da salvare, ma la solita super guerriera bellissima, bravissima e senza mai un difetto è una trasformazione noiosa, prevedibile e che non le rende davvero giustizia.

Anche la scelta delle musiche non videoludiche è anonima. Brani come Holding Out for a Hero di Bonnie Tyler sono davvero inflazionati al cinema. Quando un film cerca una hit anni ‘80 ritmata e dal piglio elettronico pesca sempre questo brano o un’altra decina, che sentiamo e risentiamo a distanza di appena qualche settimana in sala. Come se mancassero canzoni anche molto famose con queste caratteristiche da pescare nella produzione di quel decenni. Usare questi brani è una scorciatoia pigra e inefficace.

Il terzo e ultimo difetto è una chiusura affrettata, che sceglie di spostare lo scontro finale in un mondo specifico e poi chiude il film come se nulla fosse, come se la grande battaglia non avesse avuto alcun tipo d’impatto.

Il piatto della bilancia di ciò che funziona di questo film è ben più pesante. Vorrei in particolare citare il doppiaggio italiano e l’interpretazione sorprendente di Claudio Santamaria. La sua resa dell’accento italoamericano di Mario, compresa quella nota un po’ acuta del timbro vocale, è davvero perfetta, ma anche il resto del cast è molto indovinato.

Un altro elemento molto riuscito è il focus dato al personaggio di Bowser, che la gli spunti comici migliori del film. Non è un cattivo perché sì: vengono esplorate le sue motivazioni (che rimangono semplici ed immediate, come il resto del film) e si trasforma la sua rivalità con Mario in gelosia.

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